PAGINA del "GRUPPO" / ADESIONI

 

 

12 giugno 2014

FINALMENTE "incontriamo" la nostra Presidente Onorario, a Roma...


Pierluigi Martinelli, Fatima Mahfud e Marco Banchelli

 

18 marzo 2014

LINK ad alcuni "articoli del "BATTESIMO":

- STADIO/CorriereDelloSport
- LA NAZIONE
- Brivido Sportivo
- Il Gazzettino del Chianti
- Piana Notizie

Rileggiamo due note anche della "nascita"
- MET "Provincia di Firenze"


 

12 marzo 2014

DAI PANNELLI SOLARI PER LA "MAGLIA"DEL BARCELLONA DI INIESTA,
ALLO STADIO DELLA FIORENTINA PER UN "CALCIO" DI RISPETTO E PACE


GIA’ PIU’ DI “MILLE” GLI ADERENTI AL VIOLA CLUB SAHARAWI
PRESENTATO OGGI ALL’ARTEMIO FRANCHI DI FIRENZE

 

Dopo la “nascita”, avvenuta nel deserto algerino presso i Campi Profughi del Popolo Saharawi lo scorso 18 dicembre grazie al ciclista e Ambasciatore di Pace di Firenze, Marco Banchelli, si è tenuta oggi, presso la tribuna senza barriere dello Stadio Artemio Franchi di Firenze, la presentazione del Viola Club Saharawi.
Seguendo le orme del “fratello maggiore” Viola Club Kathmandu, nato nel 2005 in Nepal, anche il Viola Club Saharawi non avrà “soci”, ma “aderenti”. Per cui, a differenza di come accade per gli altri “normali” CLUB, nessun diritto sarà riservato agli iscritti, come del resto non sarà neppure richiesta nessuna quota di adesione.
“Aderire” rappresenterà quindi una semplice scelta: mettersi cioè dalla parte di chi, anche attraverso la PASSIONE SPORTIVA per il CALCIO e per la FIORENTINA in particolare, vuole dare un suo piccolo segnale ed apporto alla costruzione di un MONDO dove il CAMPIONATO più BELLO da VINCERE possa ESSERE prima di tutto quello del RISPETTO e della PACE.
“Nella Solidarietà al Popolo Saharawi, parlando di Libertà e Sport” annuncia inoltre Marco Banchelli “ grande ispirazione arriva dal ricordo e dallo straordinario esempio di vita di Nelson Mandela. A ciò che ha saputo dare anche in favore dello Sport e dei suoi valori, delle sue potenzialità nel poter diventare potente alleato per abbattere limiti e barriere.”   Gli straordinari versi da Invictus, “il padrone del mio destino… il capitano della mia anima”, sono riportati nello striscione ufficiale e a Nelson Mandela il Viola Club Saharawi è dedicato.

Le “sedi”, il “consiglio direttivo”, come “aderire”ed altre note…
Le sedi del Viola Club Saharawi sono due: una in Italia, a Sesto Fiorentino presso la Rappresentanza R.A.S.D. della Toscana e l’altra nel deserto, presso la Scuola Walda Muhamad Alì di Mijek, nella provincia di Auserd. La stessa scuola che nell’aprile 2012 era già stata al centro del progetto sempre legato allo sport, Olympic Softball.
Il Viola Club, già da questo momento, conta “1.234” aderenti, che poi sarebbero i circa 1.200 bambini (divisi in classi di 40/45) più le 20 insegnati donne, i “soli” due loro colleghi uomini a cui si aggiungono i componenti del consiglio direttivo.
Un VIOLA CLUB con importante componente femminile anche per rendere ancora una volta OMAGGIO alla forte e determinante presenza della DONNA nella stessa storia del Popolo SAHARAWI.
Non poteva che essere “donna” quindi anche il Presidente Onorario, Fatima Mahfud, componente della Rappresentaza SAHARAWI di Roma, che con grande è piacere ha accettato e che invia un suo saluto, in quanto proprio impegnata in contemporanea nella “Sala Caduti di Nassirya” del Senato per una Conferenza Stampa dal tema: “Una pace senza diritti umani? La missione dei caschi blu nel Sahara Occidentale”.
Così come “donna” è anche il Presidente “operativo”: Claudia Banchelli (proprio la figlia del ciclista-ambasciatore Marco) giocatrice di softball nella formazione Blue Girls Bologna e protagonista principale dello stesso progetto SOFTBALL del 2012.

Oltre ogni formalità di ruoli ed incarichi, parlando di amici presenti, da segnalare che il Viola Club SAHARAWI potrà avere al suo fianco nel suo cammino il “consigliere” Alessandro Martini, come preziosa figura di Amico di “sport e di strada” e sicuro punto di riferimento per la stessa giovane “presidente”.
Da ricordare anche il grande consenso di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Comunale e delegato del CONI di Firenze (in attesa di altri prestigiosi incarichi di sport a Roma nel nuovo governo Renzi) ma soprattutto, in questo caso, grande amico del Viola Club Saharawi e della Fiorentina!

Sono intervenuti anche Abdellahe Mohamed Salem ,Rappresentante Saharawi in Toscana e Pierluigi Martinelli per l’Associazione Ban Slout Larbi.
Giuseppe Urso e Stefano Sartoni per l’ Associazione Centro Coordinamento Viola Club, che “affianca e sostiene” anche questo nuovo Club, hanno idealmente ricevuto l’elenco con i nominativi (n°18) che compone il CONSIGLIO DIRETTIVO:

Presidenza Onoraria
1 - Mrs. FATIMA MAHFUD (Rappresentante Popolo SAHARAWI - Roma)
Presidente
2- Mrs CLAUDIA BANCHELLI (Saharawi Softball – Blue Girls Bologna)
Vice Presidenti
3- Mrs JADUCH AHMED SALEM (Direttrice Scuola "Walda Muhamed Ali" - Auserd)
4- Mrs DANIELA FAGGI (Circolo “I Risorti” – Prato)
Segretari
5- Mrs SABRINA EGIZIANO (Bibliotecaria documentalista - Biblioteca Sesto Fiorentino)
6- Mr ISALMU LAGDAF (Insegnante Educazione Fisica Saharawi)
Tesorieri
7- Mrs ALESSIA BITTINI (Bibliotecaria documentalista - Biblioteca Sesto Fiorentino)
8- Mr PIERLUIGI MARTINELLI (Vice-Presidente Ass. BAN SLOUT LARBI)
Consiglieri
9- Mrs HLESA BACHIR
10- Mr SALEH HASANNA
11- Mrs CHIARA GIORGETTI
12- Mr ANDREA GIORGETTI
13- Mr MARINO MARTINELLI
14- Mr FABIO FAGGI
15- Mr ANDREA GIANASSI
16- Mrs FRANCESCA PALMI
17- Mr SALEH HASANNA
18- Mr ALESSANDRO MARTINI

“… Non è importante che dal popolo SAHARAWI arrivino campionesse di softball.
E’ importante che, grazie allo SPORT, questa gente esiliata da anni
si senta un po’ meno esclusa”

- dalla motivazione “Menzione d’Onore” Premio MANGIAROTTI 2013 a Claudia Banchelli

Per ADERIRE:
- Scrivere direttamente al nostro VIOLA CLUB
- Comunicare la propria adesione ad un aderente




 il Viola Club SAHARAWI
: dove la "passione" NASCE dalla DONNA
 
                                                               
                                                               "Donne" della sede del deserto nella Scuola Walda Muhamad Alì

 

NELSON MANDELA: il perchè di una "dedica"...

Nelson Mandela e lo Sport
Montecarlo (25 maggio 2000) - Premiazione degli Oscar dello Sport

Dal suo discorso:
Lo Sport
- ha il potere di unire come poche altre cose
- parla ai giovani in una lingua che comprendono
- può creare speranza dove c'era solo disperazione
- più potente dei governi nell'abbattere le barriere razziali
- ha il potere di cambiare il mondo

Considerazioni che illustrano meglio di ogni altra parola il concetto di sport come filosofia di vita
che ha ispirato il pensiero e l'azione di Nelson Mandela.


Quanto segue è stato tratto da "Redazione Tiscali" del 6 dicembre 2013
E' stato intenso, appassionato e lungo come la sua esistenza, il rapporto che ha legato il Premio Nobel per la Pace allo sport. Sport amato, vissuto, praticato, propagandato. Negli anni '50, il giovane avvocato nero nel Sudafrica dell'apartheid era anche un promettente pugile dilettante, che si allenava correndo un paio d'ore, prima di andare al lavoro. Poi i 27 anni di carcere, due terzi dei quali a Robben Island, l'isola-penitenziario dove fu anche dirigente della squadra di calcio della colonia penale. Quel poco di attività fisica che permetteva l'angusta cella. Nel periodo in cui non fu in isolamento, Mandela 'allietava' i compagni di prigionia - tre detenuti politici come lui - con un'ora di jogging mattutino tra le brande. Jogging che ha continuato a praticare da uomo libero e da presidente, con gli uomini della scorta che, nonostante i suoi 75 e più anni, dovevano impegnarsi per stargli dietro.
Da primo presidente nero della Nazione arcobaleno, Mandela-Madiba ha dato grande impulso e lustro allo sport. Come rievocato nel film 'Invictus', si trovò a gestire - e lo fece egregiamente - i Mondiali di rugby, ereditati dal regime segregazionista. Mandela non amava il rugby, sport dei ricchi, della minoranza bianca (i neri prediligevano il calcio). Ma nel segno della palla ovale riuscì a unire il Paese. Il 24 giugno 1995, giorno della finale Sudafrica-Nuova Zelanda, scese sul prato dell'Ellis Park di Johannesburg prima del match, indossando la maglia verde degli Springboks, la numero 6 del capitano Francois Pienaar (naturalmente bianco, come 14 dei 15 giocatori). Dopo attimi di tensione, i 60 mila sugli spalti, nella stragrande maggioranza bianchi, esplosero in un liberatorio 'Nelson, Nelson', acclamando il leader di tutti i sudafricani. Il grido si ripeté più forte, e la folla esultò con ancor maggiore entusiasmo, al termine della sfida, quando il presidente premiò i campioni del mondo, che avevano superato i fortissimi All Blacks. Dopo quell’impresa e quel suo gesto, Mandela ricevette il Trofeo Jesse Owens-Pace per lo sport, in una sorta di continuità ideale e consacrazione nel nome di un'altra leggenda della lotta contro la discriminazione razziale.

Non più presidente, il Premio Nobel si batté per l'assegnazione al suo Paese dei Mondiali di calcio, di cui fu il principale artefice. "Siamo tutti uniti nel cerchio del pallone. Il calcio ha il potere di ispirare e unire le persone, quindi ha un posto particolare nel cuore della gente", disse in occasione della cerimonia del sorteggio dei gironi di Sudafrica 2010. Alla vigilia del torneo, Madiba incontrò la Nazionale: come 15 anni prima, indossò la maglia del capitano, stavolta la numero 4 di Aaron Mokoena. A riprova della tanta acqua passata sotto i ponti e del differente substrato sociale dei due sport, nella rosa dei 23 'Bafana Bafana' c'era un solo bianco. I 92 anni, la salute precaria e i rigori dell'inverno australe tennero lontano Mandela dagli stadi del primo Mondiale africano. Solo alla cerimonia finale, l'11 luglio, una breve, folgorante, storica apparizione. Un giro di campo su un'auto elettrica, in cappotto e colbacco, con a fianco la moglie Graca Machel. Non una parola: agli 80 mila del Soccer City Stadium di Johannesburg - che lo salutano con il coro 'Madiba, Madiba' e il suono delle 'vuvuzelas' - solo sorrisi e sguardi con gli occhi lucidi. Un'ultima, intensa emozione. Un commiato dallo sport, quello sport che - nelle parole di 10 anni prima a Montecarlo - "può creare speranza dove c'era solo disperazione", ed è "più potente dei governi nell'abbattere le barriere razziali". Quello sport che "ride in faccia a tutti i tipi di discriminazione". Come farà ora, da lassù...


Ed ecco per intero la poesia del poeta inglese William Ernest Henley usata da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid. Per questo è anche citata nel film Invictus - L'invincibile, del 2009, diretto da Clint Eastwood con Morgan Freeman e Matt Damon , in cui doppiaggio e titolatura in italiano hanno preferito la traduzione libera di invictus con invincibile, anziché con il significato più corretto di invitto, imbattuto, indomito.


Invictus

Dal profondo della notte che mi avvolge,
nera come un pozzo da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista
per la mia anima invincibile.

Nella feroce morsa della circostanza
non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma non chino.

Oltre questo luogo d'ira e lacrime
incombe il solo Orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni
mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

 


18 dicembre 2013
La "nascita"...

 

 

- Il Popolo Saharawi e Marco Banchelli

- Il nostro "fratello maggiore" (...) il

  
Viola Club